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Mercoledì 30 novembre 2016 si è tenuto nella "Sala Gonfalone" di Palazzo Pirelli, a Milano, un convegno promosso da Renzo Corti, Presidente dell'Ente Nazionale Sordi di Lombardia su un tema di cui si discute da anni, il riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana, la LIS, da parte del Governo italiano, che pare sia l'unico in Europa a non avere ancora ottemperato alle disposizioni ONU in quella materia. Da parte della Giunta Regionale lombarda, sono intervenuti Fabio Rolfi, Presidente della Commissione Sanità, la senatrice Laura Bignardi, della Circoscrizione Lombardia, e la Consigliera regionale Carolina Toia, nel ruolo di coordinatrice di quell'evento. Da parte di ENS Centrale, è intervenuto, proveniente da Roma, il Segretario Nazionale, Costanzo del Vecchio che, in fatto al riconoscimento ufficiale della LIS, ENS è in attesa che il relativo progetto, già da tanto tempo presentato, sia finalmente riconosciuto, ".. per essere finalmente più attivi".

La prima relazione, sulla LIS, di cui è docente, è esposta da Rossella Ottolini, la quale rimarca che purtroppo la Lingua dei Segni Italiana è oggigiorno sconosciuta ai media, sebbene noti studiosi, fra i quali cita William Stokoe e Virginia Volterra, l'abbiano ritenuta da molto tempo una vera lingua a tutti gli effetti, e spiega che la Lingua dei Segni è universale, sono ben 142 questi idiomi nazionali, con somiglianze e differenze, e conclude affermando che con la LIS, qui in Italia, per i sordi tutto sarebbe accessibile.

Nel frattempo, dalle ore 10,30 alle 10,50, è proiettato in diretta da Bruxelles, una comunicazione del delegato italiano all'ONU, Humberto Insolera, dove da Bruxelles si discute l'attuazione delle disposizioni per i disabili.

Salvatore Triolo, esperto del settore lavoro e sordità, fa esplicito riferimento all'art. 3 della Costituzione italiana, dove è citato chiaramente che «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto…», ma purtroppo il diritto è sulla carta, ma non nella realtà, poiché manca la cultura "… di accettare i sordi", e pure un'attenta valutazione.

L'intervento successivo è di Mirko Pasquotto, laureato alla Bicocca nel 2005 con una tesi su "Identità personale e culturale del bambino sordo", e attuale esperto del settore scuola e sordità, riferisce che gli attuali problemi scolastici dei bambini sordi sono innanzi tutto per quegli alunni che non sono portati alla conoscenza del "bilinguismo", cioè lingua verbale e lingua dei segni contemporaneamente, che favorisce l'apprendimento, infatti il sordo deve fruttare gli occhi e le mani, e questo è importante non solo in classe, ma in tutte le sue relazioni.

Lo psicologo Mauro Mottinelli, che ha appreso la lingua dei Segni frequentando appositi corsi a Brescia, afferma che "… per gli aspetti psicologici del sordo, non è sufficiente la conoscenza della LIS… ", ma anche non serve né l'impianto cocleare, né le protesi più sofisticate, "… poiché il sordo rimane sordo", ma occorre affrontare caso per caso e saper superare con coraggio le difficoltà.

L'ultimo relatore, Emiliano Mereghetti, riferisce sugli eventi concernenti la "storia dell'ENS", e più esattamente alla storia dei sordi: nell'antichità chi non udiva era estromesso da tutto, poi pian piano si è cominciato a educarli, ma ci sono voluti molti anni per arrivare prima all'istruzione obbligatoria, poi all'inserimento nel mondo del lavoro e nella Società, ma ancora resta molto da fare per arrivare a una parvenza di "parità" con chi ode.

Il convegno ha avuto termine alle ore 12,30.

Ritengo che si siano valutati i vari aspetti relativi alla impellente opportunità del riconoscimento ufficiale della Lingua dei Segni Italiana, quella LIS che non si capisce per quale motivi alcuni gruppi, in particolare dei "famigliari" di audiolesi, si oppongono a un riconoscimento che peraltro non obbliga nessuno a usare tale forma linguistica, certo utile, però è necessario un confronto aperto con quegli "oppositori",e serve a poco un convegno riservato solo a chi la LIS la conosce e la apprezza.

Marco Luè

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